RADIOMUSEO -UNICI – Radio provenienti da tuto il mondo:America,Francia,Spagna,Olanda Russia,Germania,inghilterra,Svezia,Brasile,Cina, Giappone,
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L’avventurosa storia del design della radio
La radio, nel tempo, ha dimostrato ec¬cezionali capacità di adattamento. La fase sperimentale dei primi anni ‘25 impone alla radio una forma quasi spartana, mirando all’essenziale. Le forme a cassetta con i componenti e le valvole a vista rendono l’apparecchio poco grazioso, simile più ad uno strumento che a un soprammobile. In questo periodo, il singolo apparecchio radio è composto da più unità: l’altoparlante o la cuffia, l’alimentatore e l’antenna.Verso la fine degli anni
30, con l’aumentare della richiesta, si assiste alla crescita delle emittenti. A questo punto, la radio assume una forma più appagante. L’evoluzione delle valvole termoioniche e degli altoparlanti a spillo permettono ormai l’ascolto collettivo. L’inizio degli anni a seguire vede l’esplosione di questo mezzo di comunicazione che assu¬me la classica forma a cupola e si adorna di fregi in bachelite e in ottone. La ricerca nella lavorazione dei legni si fa sem¬pre più raffinata. La radio diventa un unico insieme con l’altoparlante, parte dello stesso mobile. Nel 1934 i costruttori di radio in¬vitano gli architetti e designer a collaborare alla progettazione di mobili nuovi bandendo concorsi per realizzare apparecchi con nuo¬ve forme, innovative e futuristiche. Anche le riviste promuovono un concorso per la “Voce del Padrone” nota casa co¬struttrice di grammofoni e tra i 150 disegni ricevuti, viene scelto il progetto degli archi¬tetti Luigi Figini e Gino Pollini. Il modello vincitore è
l’Eridania: una radio dalle forme geometriche rigorose, con un altoparlante circolare e un quadrante di sintonia ret¬tangolare e incassata in mobile formato da un semplice parallelepipedo Nel giugno del 1933 la Camera dei Deputati e ilSenato approvano il disegno di legge per la costituzione dell’Ente Radio Rurale. Nel 1934 il governo, consapevole del potere di divulgazione di questo mezzo, fonda l’Ente Radio Rurale e alla fine dello stesso anno vengono distribuiti 3.768 apparecchi radio nelle scuole italiane, divenendo così, un grande strumento di propaganda.
Dal 1934 convivono due tendenze costrut¬tive: la radio dalla forma squadrata con la
sua eleganza e bellezza essenziali e la radio frutto di ricerca più accurata e raffinata, ab¬bellita nei particolari. Sono molte le case costruttrici che realizzano i propri modelli con apparecchi da tavolo e apparecchi ra¬dio mobile accessoriati di fonografo. Nel 1936 le scuole con apparecchi radio sono 4.374, su 7.313 comuni italiani. È proprio in seguito a questi dati che nasce il sogno di costruire un apparecchio popolare a basso costo: la RadioBalilla. Per il lancio di questo nuovo apparecchio viene indetto il con¬corso denominato “Giugno Radiofonico”. Viene scelto un modello dalla forma sempli¬ce, realizzato in legno con fregio anteriore pentagonale che racchiude un fascio littorio e la dicitura RadioBalilla. In questi anni, ai modelli popolari si affiancano modelli con nuove forme. Esempi di straordinari og¬getti di design sono il Phonola 547 (siglato Castiglioni e Caccia Dominioni del 1939) e la serie Fido (Radiomarelli) prodotta in bachelite in vari colori e ridotta nelle di-mensioni
Durante Il periodo bellico, facendo fronte a grosse difficoltà nell’approvvigionamen¬to dei materiali, le case costruttrici riesco¬no a produrre diversi apparecchi con for¬me e design particolari come il modello RR3404 (Ducati), soprannominato “il pa¬niere” (foto 4). Nel dopoguerra la radio ab¬bandona la classica forma austera per as¬sumere una forma allargata e ingentilita, la scala parlante sostituisce la scala numerica degli anni ‘30.
La scala retro illuminata riporta i nomi delle città delle stazioni radiotrasmittenti, men¬tre il cosiddetto “occhio magico” affasci¬na l’ascoltatore, indicando la sintonia con un forte colore verde. La radio ora, non è più soltanto tecnologia in mano alle grandi case; a poco a poco fioriscono numerose piccole e medie aziende che si adopera¬no nel costruire vari modelli per soddisfa¬re tutte le richieste del momento.
Negli anni ‘50 sopraggiunge il transistor e avviene un’ulteriore trasformazione nella forma e nel costume. La radio diventa un oggetto compatto e portatile, che ci accompagnerà successivamente fino agli anni ‘60, con le ultime radio valvolari o miste di forma squadrata e lineare.
Il modello TS 502 della BRIONVEGA, rea¬lizzato in vari colori, è un esempio di raffi¬nata ricerca del design di questo periodo. A conferma di quanto detto, questo mo¬dello è tornato recentemente in produ¬zione con una nuova tecnologia ma con la stessa forma (foto 5). Gli anni ‘70 vedono l’apparire di modelli miniaturizzati e di for¬ma squadrata, accanto ai modelli tradiziona¬ tradiziona-li. L’alta fedeltà trova ormai spazio sul mer¬cato, coinvolgendo gli audiofili più esigen¬ti: la radio nell’impianto Hi-Fi cambia no¬me, diventa il “sintonizzatore” e vede nel¬la nuova forma che si sta delineando l’im¬piego di materiali quali legno e metalli raf¬finati abbelliti dai colori oro, acciaio e allu¬minio satinato. Ormai la radio, da ogget¬to di culto da conservare gelosamente si è trasformata in oggetto di largo consumo. Prendono vita le prime emittenti libere, se¬guendo le orme di Radio Monte Carlo e questo è un periodo di grande fermento. Purtroppo i successivi anni ‘80 e ‘90 segna¬no un calo di interesse verso questo mez¬zo di comunicazione, soppiantato dal fa¬scino sempre maggiore esercitato dalla te¬levisione. Tuttavia, l’evoluzione tecnologi¬ca permette la ripresa della radio che, dal¬la fine degli anni ‘90, viaggia in rete e non solamente via etere; grazie ad internet si possono ascoltare le trasmissioni radiofo¬niche sul PC di casa.
L’emozione di accendere un vecchio ap¬parecchio a valvole è resa unica e grande dalla passione per questi oggetti unita ad una certa nostalgia. Gustare quel suono grac¬chiante
e un po’ distorto porta la mente a rivivere quel tempo in cui la radio è stata inconsapevole Regina.
Per gratitudine verso quanti hanno lavora¬to affinché questo meraviglioso progetto si concretizzasse è doveroso conservare le testimonianze del passato per le generazioni future poiché il continuo cambiare, determi¬nato dal consumismo invita alla distrazione, facendo dimenticare questo mondo pieno di fascino ormai nascosto.