Radiomarelli- FIDO2/mod,9U65 F-anno 1946

Anno: 1946
Marca: RADIOMARELLI
Modello: FIDO 2/9U65F
Città: ITALIA
Numero Valvole: N°4-12EA7GT-12NK7-12Q7-35L6-35Z4
Circuito: Supereterodina (in generale); ZF/IF 470 kHz
Particolarita: Modello: Fido 9U65 - Marelli Radiomarelli; Sesto
Tensioni di funzionamento: Alimentazione universale (doppia: CC/CA) / 125 Volt
Altoparlante: AP magnetodinamico (magnete permanente e bobina mobile) / Ø 8 cm = 3.1 inch
Materiali: BACHELITE
Forma: SOPRAMMOBILE
Dimensioni: 240 x 130 x 95 mm

Descrizione

Apparecchio radio compatto ad andamento orizzontale, con mobile in bachelite marrone e bordi arrotondati. L’altoparlante magnetodinamico occupa la parte sinistra della parete frontale ed è protetto da un tessuto e da listarelle di bachelite. La scala parlante a settore circolare è posizionata sulla parte destra e riporta indicate le scale delle lunghezze d’onda e le località. Sui due lati sono presenti due grandi manopole bianche per accensione/spegnimento/regolazione del volume e per la sintonizzazione. Sul retro, sotto ad una griglia protettiva, è visibile il circuito supereterodina ZF/IF 455KHz a 5 valvole con circuiti in modulazione di ampiezza (AM). Dal retro fuoriescono il filo dell’antenna e il cavo di alimentazione.

Funzione: Ascolto di programmi radiofonici attraverso la ricezione di frequenze radio a onde medie e due gamme di onde corte (OC1, OC2) in modulazione di ampiezza (AM).

Modalità d’uso: Questo apparecchio radio è un ricevitore supereterodina ovvero il segnale proveniente dall’antenna passa attraverso un circuito chiamato mixer che converte le frequenze ricevute ad una frequenza fissa detta frequenza intermedia (IF) di 455KHz in modo da agevolare la realizzazione dell’amplificatore selettivo IF e del demodulatore AM. Nella gamma AM trasmettono varie stazioni radio, ma una sola si trova ad una frequenza tale da essere convertita alla IF; l’amplificatore selettivo IF provvede a selezionare il segnale di quella stazione (filtro a banda stretta) e ad inviarlo ai demodulatori. Le onde elettromagnetiche vengono poi ritrasformate in onde sonore dalle vibrazioni meccaniche del riproduttore sonoro nell’altoparlante che restituisce suoni e voci in uscita. L’apparecchio è ad alimentazione universale (doppia CC/CA, 110-220V con autotrasformatore).

Notizie storiche: L’apparecchio fa parte della collezione di radio d’epoca raccolte da Domenico Cutrupi e donate dalla famiglia al Museo MILS. Si tratta di radio databili tra gli anni ‘20 e l’inizio anni ‘60. Nella sua vita Domenico Cutrupi ha acquistato a mercatini dell’antiquariato diverse radio a valvole che ha poi restaurato sia nei circuiti sia nell’aspetto, rendendole di nuovo funzionanti e fruibili. Dai primi acquisti dettati da un interesse storico/tecnico o estetico, Cutrupi ha poi organizzato una vera e propria collezione basata sull’evoluzione storica, tecnica e tecnologica di questi apparecchi. L’inizio della storia della radio parte a fine ‘800: dopo gli studi con scopi strettamente scientifici di Maxwell e Hertz sulle onde elettromagnetiche Guglielmo Marconi e A. P. Popov le utilizzarono per stabilire comunicazioni via etere anche a grande distanza. Nel 1896 Marconi presentò all’Ufficio Brevetti di Londra il suo sistema di Telegrafia senza fili, dandone pubblicamente la prima dimostrazione pratica. Nel 1901 fece la prima trasmissione di un segnale oltreoceano. L’invenzione di Marconi veicolava solo impulsi adatti al codice Morse e di non poteva trasmettere suoni. R. Fessenden fu il primo (1900) a riuscire a trasmettere a breve distanza un messaggio vocale. Nel 1904 Sir J.A. Fleming inventò la valvola termoionica (diodo a vuoto), che consentiva di amplificare i segnali e controllare la velocità di propagazione delle onde radio. Nel 1906 fu la volta dell’Audion (triodo a vuoto) a cura di L. De Forest. L’invenzione delle valvole rappresentò un progresso fondamentale nella tecnologia della radio. La prima trasmissione sperimentale senza fili, di voce e musica, mediante un microfono a granuli di carbone fu alla vigilia di Natale del 1906 ad opera di R. Fessenden. In Italia la prima radiotrasmissione in fonia avvenne a Roma nel 1908. Nel 1918 l’americano E. H. Armstrong brevettò la supereterodina (ideata da L. Levy l’anno precedente), un circuito a conversione di frequenza, capace di ricevere e demodulare una vasta gamma di frequenze assicurando una ricezione priva di interferenze, crepitii e oscillazioni. La radio era pronta per entrare nelle case. Nel 1920 nacquero le prime stazioni radio commerciali: KDKA e RCA e i primi esperimenti di broadcasting. In Olanda nel 1919 nacque la prima emittente europea che trasmetteva concerti di musica classica (e spot pubblicitari), ricevuti anche in Germania e Inghilterra. In Italia le prime stazioni private furono attive dal 1923 e nel 1925 iniziarono le prime trasmissioni commerciali. Le radio che iniziarono a popolare le case degli americani e degli europei negli anni ’20 e ’30, erano delle cassette in legno, spesso dall’estetica raffinata, con alcune manopole di comando esterne, valvole montate all’esterno, antenna esterna a telaio e altoparlante a tromba come quello dei grammofoni. Erano oggetti molto costosi e la ricezione era distorta e non di qualità. Lo sviluppo tecnologico portò a circuiti e valvole migliori, altoparlanti interni magnetodinamici o elettrodinamici, ricezioni non solo in modulazione di ampiezza ma anche di frequenza (1939). Gli apparecchi di questi anni erano spesso accoppiati a giradischi. Grazie alla supereterodina fu possibile la taratura della scala di sintonia in lunghezze d’onda e negli anni ‘30 comparve la scala parlante. Negli anni ‘40 iniziarono ad essere prodotti apparecchi di fattura più industriale e radioricevitori più piccoli da tenere in cucina o sui comodini. Le prime materie plastiche come la bachelite vennero usate come materiale sostitutivo del legno. Il modello FIDO della Radiomarelli nasce proprio come radio da comodino: compatta, leggera, solida con angoli smussati. In bachelite evolve leggermente nei vari modelli e resta sul mercato per circa vent’anni. L’invenzione del transistor nel 1947 nei Bell Laboratories (USA) guidati da W. Shockley, segnò la fine delle radio a valvole.

Autore: Radiomarelli (costruttore) (1929-1976)