
MUNICIPIO XI MOSTRA SULL’ORGANETTO ARISTON 24 NOTE MOLTO AMATO DA GARIBALDI
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GARIBALDI, Giuseppe
Giuseppe Monsagrati
Nacque a Nizza, allora capoluogo del dipartimento delle Alpi Marittime dell’Impero francese, il 4 luglio 1807. Era il terzo dei sei figli nati dal matrimonio di Domenico (1766-1841) e di Rosa Raimondi (1776-1852), commerciante marittimo lui, casalinga di solidi principî e di sincera devozione lei, entrambi di origine ligure, sposatisi nel 1794 a Nizza dove le famiglie si erano trapiantate rispettivamente dalle città di Chiavari e Loano (successive ricerche genealogiche accerteranno una lontana parentela degli avi paterni con la famiglia di Giuseppe Mazzini). A parte l’avviamento agli studi, fornitogli in modo abbastanza precario da tre istitutori privati – due dei quali ecclesiastici – che seppero comunque suscitare in lui qualche interesse per la storia antica, l’educazione che lo formò davvero fu quella marinara, la più adatta forse a un temperamento come il suo, naturalmente incline – tanto più in tempi di sensibilità romantica diffusa – ai viaggi e alle fantasticherie.
Quando il padre capì che non avrebbe potuto fare di lui il professionista che aveva sperato, lo fece tornare da Genova dove lo aveva inviato a proseguire gli studi. Iscritto il 12 nov. 1821 nel registro dei marinai, dopo avere appreso i rudimenti della navigazione il G. salpava, nel gennaio del 1824, per il suo primo viaggio: la nave era la “Costanza”, il capitano Angelo Pesante (gli sarebbe rimasto a lungo amico), la destinazione Odessa, sul Mar Nero. Seguirono, al ritorno, giri commerciali di più corto respiro con la barca paterna, la “Santa Reparata”, e, nella primavera del 1825, la discesa lungo il Tirreno fino a Fiumicino e di qui, risalendo il Tevere, l’approdo a Roma.
Negli studi dell’adolescenza lo aveva particolarmente colpito la storia romana. La vista della Città eterna e delle sue rovine amplificò, ridestandolo, il potere di suggestione che la storia repubblicana e imperiale aveva esercitato su di lui; ravvivata dalla contemplazione dal vero, la memoria delle austere virtù della romanità nelle poche settimane che durò il suo soggiorno gli si impresse nella mente con la forza di un modello di grandezza al quale, con il tempo e caricandolo di ulteriori significati, avrebbe continuato a guardare.






Gruppe mit Ariston-Organette 1889 (Vorgänger Grammophon)
Franz Defregger
nato il 30 aprile 1835 a Ederhof presso Stronach, comune di Dölsach, Tirolo Orientale; morto il 2 gennaio 1921 a Monaco di Baviera, è stato un pittore austriaco di genere e storia.
Il figlio del contadino tirolese vendette la sua fattoria ereditata nel 1860 per ripagare le sue due sorelle ed emigrare in America.Tuttavia, non se ne fece nulla, e così venne a Innsbruck nel 1860 e studiò con lo scultore e professore alla scuola professionale di Innsbruck, Michael Stolz.
Nell’autunno del 1860 si presentò a Karl Theodor von Piloty a Monaco. Ha frequentato la classe preparatoria presso la Scuola di Arti Applicate di Monaco di Baviera con l’insegnante Hermann Dyck.Il 19 luglio 1861 superò l’esame di ammissione all’Accademia d’arte di Monaco. Lì studiò nella classe di pittura dell’allievo di Cornelius Hermann Anschütz. Seguì un soggiorno a Parigi nel 1863, dove imparò da autodidatta attraverso il disegno dal vero e uno studio approfondito dei musei,
collezioni d’arte e studi. L’8 luglio 1865 tornò a Monaco e lavorò alle bozze. 1867-1870 fu accanto a Hans Makart eGabriel Max lavora nello studio del pittore di storia Karl Theodor von Piloty a Monaco. I suoi dipinti divennero rapidamente un successo con il pubblico e lavorò dal 1878 al 1910Professore di pittura storica nella classe di composizione all’Accademia d’arte di Monaco. Gli piaceva dipingere ritratti, motivi della vita rurale quotidiana


…..La radio vi fa da giornale quotidiano ;vi da’ il bollettino, che e’ la cosa piu’ importante della giornata….
Vi fa da posta, portando a vostra moglie le vostre notizie e dando a voi le sue; e se non avete moglie ,la Radio vi sposa; la radio canta per voi, se siete stanchi, e insegna ai vostri figli lontani le canzoni vostre….
Di solito le origini della nostra canzone vengono fatte risalire al primo Novecento. Ma e’un periodo che piu’ alla storia sembra appartenere alla preistoria della canzone italiana intesa come fenomeno popolare. Lo stile era elegante e ricercato, il destinatario un pubblico di estrazione borghese e cittadina, la divulgazione limitata e comunque graduale per l’assenza di mezzi di diffusione di massa a parte i pianini ambulanti. La situazione non cambio’ di molto negli anni venti. il disco, è vero,in quegli anni miglioro’decisamente la sua qualita,’ è del 1925 la sostituzione dell’incisione acustica con quella elettrica, ma rimase un prodotto di lusso,riservato a pochi. Grande popolarita’ ottennero le canzoni che parlavano della radio stessa o che con essa in qualche modo si identificavano:Possiamo citare l’uccellino della radio , usato nelle pause tra un programma e l’altro ”Quando la radio “ a ognuno dei quali è stato dato un significato particolare.
“Ho pensato che ascoltare la radio possa consolare qualcuno e se mi lascio ascoltare spero , anzi sono quasi sicuro ,che in mezzo alla folla ,forse felice che mi ascolta,c’èqualcuno a cui una canzone puo’dare qualche sollievo,un respiro, un singhiozzo liberatorio,che so?Una consolazione,insomma….”
Il Museo è per definizione il luogo della memoria, lo spazio in cui il passato prende forma, diventa visibile, si può anche toccare. Nel museo la storia si ascolta. E’ voce, suono, musica, sibilo di frequenze,che arrivano da lontano, emesse da apparecchi voluminosi, in stile e materiali che ci parlano di un’epoca che fu e ci riportano a ieri. Nel museo la storia si osserva nelle immagini e negli strumenti di un’epoca che sembra così lontana, ma che ci fa capire come l’evoluzione dei tempi si basi sulla genialità dell’uomo.
Custode del tempo….
un viaggio indietro nel tempo alla riscoperta di tutti quegli oggetti che hanno fatto la storia del design degli ultimi cinquanta e sessant’anni, un cammino intrapreso nel 1970 che continua ancora oggi con la stessa passione e dedizione. Lungo il percorso ho ritrovato oggetti unici e rari, li ho ripuliti dall’opacità del tempo restituendo loro lo splendore di una volta. Mobili vintage, complementi d’arredo, accessori, oggetti cult, gadget, vinili, insegne, giocattoli, RADIO Storiche, juke box, pezzi da collezione firmati Coca Cola, raccolti in diversi angoli del mondo per creare una collezione esclusiva dedicata al mondo del modernariato e della memorabilia.
Radiomuseo.
QUESTO È IL MIO SPECIALE OMAGGIO ALLA RADIO…
Di fronte alla radio siamo tutti uguali; in questo senso la radio azzera le differenze. I non vedenti hanno sempre trovato nella radio uno strumento per conoscere il mondo, per essere in contatto permanente con la società in cui viviamo, e hanno anche trovato una fonte inesauribile di compagnia. Informazione, sport, divertimento, cultura… hanno raggiunto le persone che non possono vedere attraverso le voci. In tutta la storia del broadcasting è stato conosciuto in grande dettaglio ciò che stava accadendo. La radio è un mezzo di comunicazione. Spiega le nostre cose, quelle degli altri, ed è una cosa che nessuno poteva immaginare. La radio ha gareggiato con la televisione, con le nuove tecnologie e Internet. Ed è sempre andata avanti. Torniamo, per esempio, al suo stretto rapporto con i non vedenti e i disabili, che sono stati in grado di seguire ciò che accade in tutto il mondo grazie alla radio, e alla volontà di formare, informare e intrattenere. Pertanto, a prescindere dal tempo, dai formati, dalle categorie di voci, dai tipi di programmi o dalle lingue, la radio è stato uno strumento di socializzazione fondamentale per le persone, che si sono aggrappate ad essa per essere collegate alla realtà e all’illusione. Questo è il mio speciale omaggio alla radio.
ANIELLO STANZIONE
Prova
Interessante strumento musicale organetto aristocratico a 24 note che la figlia di GAribaldi ,Teresita la sera in salotto ascoltavano le musiche di Doninzetti