The Beatles: Revolver, (1966)

Anno: 1966
Città: INGHILTERRA
Artista: THE BEATLES
Titolo: REVOLVER
Materiale: VINITE 33 GIRI
Casa discografica: Parlophone
Valore: 500,00

Revolver è il settimo album del gruppo musicale britannico The Beatles, pubblicato nel 1966 e prodotto da George Martin; venne messo in commercio nel Regno Unito il 5 agosto 1966.
È unanimemente considerato uno dei capolavori dei Beatles nonché uno tra i dischi più importanti della musica pop: la rivista Rolling Stone lo ha inserito all’11º posto della lista dei 500 migliori album, mentre la rivista New Musical Express lo posiziona al 2º posto nella sua analoga classifica dei migliori 500 album; compare anche nel volume 1001 Albums You Must Hear Before You Die.
I Beatles registrarono Revolver dopo aver preso una pausa di tre mesi all’inizio del 1966, durante un periodo storico in cui Londra era la capitale culturale del mondo. Le canzoni dell’album riflettono l’interesse dei membri del gruppo nella sostanza psichedelica nota come LSD, le filosofie orientali e l’avant-garde, mentre affrontano temi come la morte e la trascendenza dai beni materiali. La decisione di non portare Revolver in tour li spinse a usare effetti come il double-tracking automatico, varispeed, registrazioni riprodotte al contrario, microfonaggio ravvicinato e altri espedienti tecnici difficili o impossibili da riprodurre dal vivo. Revolver inoltre presenta, per la prima volta nella discografia del gruppo di Liverpool, elementi di rock psichedelico che diventeranno predominanti nell’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dell’anno successivo
Fra le canzoni più significative e innovative ci sono la psichedelica Tomorrow Never Knows, creata usando multipli loop di nastri controllati separatamente; Eleanor Rigby, una meditazione sulla solitudine la cui musica è arrangiata per ottetto d’archi senza la presenza di chitarra, basso e batteria; e Love You To, un’incursione nella musica classica indostana. Le sessioni di registrazione hanno inoltre prodotto il singolo Paperback Writer/Rain non incluso nell’album.

Il settimo disco della band più famosa del mondo, “Revolver”, è tuttora un caposaldo della storia della musica e segna un decisivo punto di svolta nella discografia del quartetto di Liverpool. Si iniziano infatti a sentire, per la prima volta, sonorità sperimentali e psichedeliche che poi andranno a comporre “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, altro capolavoro uscito 10 mesi dopo. La durata è breve, poco più di mezz’ora, ma ciò non va a discapito della qualità. Anzi, i Fab Four sono riusciti a concentrare in brani brevi (solo “I’m Only Sleeping” tocca i 3 minuti, “For No One” è addirittura sotto i 2 minuti).
Il primo brano in cui si iniziano a sentire gli effetti di LSD e influenze asiatiche (qualcuno ha detto sitar?) è “Love You To”, quarto brano in scaletta, ipnotico e onirico come mai era accaduto finora nei 6 dischi precedenti. A dire il vero già in “Only Sleeping”, che la precede, si possono ascoltare nastri riprodotti al contrario che fanno comprendere come la band non avesse intenzione di portare in tour il disco, tanta è la difficoltà di riprodurre determinare sonorità dal vivo. L’apice della psichedelia beatlesiana di questo lavoro è la conclusiva “Tomorrow Never Knows”, la cui intro è stata portata anche dagli Oasis nel loro tour del 2000 (grandissima band che però probabilmente senza i Beatles non sarebbe mai esistita). La registrazione del brano è tutt’altro che lineare e semplice: fu il primo brano del disco ad essere inciso, i nastri utilizzati furono addirittura 5 diversi grazie all’idea di McCartney di portare in studio un registratore in cui aveva inserito dei loop amatoriali che con un ascolto molto attento (leggasi con le cuffie) possono essere individuati durante l’ascolto. Le sonorità orientali sono dovute alla mente di John Lennon, che in quel periodo lesse un libro sacro buddista da cui poi ha preso il verso iniziale della canzone “Whenever in doubt, turn off your mind, relax, float downstream…“.
Il brano più pop e radio-friendly è “Yellow Submarine”, nata addirittura da un pisolino di Paul che poi l’ha modificata in un motivetto cantabile e ballabile dedicato più ad un pubblico di bambini che di adulti. “She Said She Said” è stata scritta e modificata più volte sia nel testo che nel tempo, con la versione definitiva del 1966 ricca di sonorità riconducibili all’utilizzo di LSD di cui Lennon ed Harrison fecero largo uso nel tour dell’anno precedente e che ha influenzato notevolmente la scrittura e la nascita di questo brano. Uno dei brani più celebri e premiati è senz’altro “Eleanor Rigby”, grazie alla quale McCartney fu premiato con un Grammy nel ’66. Il nome ha un’origine abbastanza macabra: infatti una trentina di anni fa è stata trovata una tomba in un cimitero di Liverpool con una lapide intitolata ad una certa Eleanor Rigby, morta negli anni ’30. Non è da escludere che Paul McCartney abbia preso proprio da lì l’ispirazione per il titolo (e la protagonista della canzone).
A livello di riconoscimenti, il disco ha avuto ben 5 dischi di platino negli Stati Uniti, 2 in Canada, 2 nel Regno Unito e 1 in Australia, mentre in Italia è riuscito a raggiungere un disco d’oro. Per quanto riguarda invece il mondo più attuale degli streaming, a fine agosto 2021 i due brani più ascoltati su Spotify sono “Eleanor Rigby” (153 milioni di ascolti) e “Yellow Submarine” (110 milioni di ascolti), probabilmente i due brani anche di più facile ascolto tra i 14 in scaletta.
Per far capire la grandezza dell’album basti pensare che la rivista Rolling Stone lo ha inserito al 3º posto della lista dei 500 migliori album di tutti i tempi mentre la rivista britannica NME lo ha inserito al 2º posto (sempre in una classifica comprendente i 500 migliori lavori della storia).